C'era una volta il Kitan Club, in Giappone. E c'era una volta Club, direttore editoriale Fulvio Brumatti, in Italia. Ora non ci sono più. Si parla di riviste, quelle stampate su carta che si comprano (si compravano) in edicola. La rigidità del sistema editoriale, fatto di costi elevati e incassi risicati, soprattutto, ha ucciso le riviste di carta. Ma non solo. Anche Internet ha giocato un ruolo determinante nell'uccidere ogni tipo di rivista perché ogni informazione e ogni "sapere", accessibile dal sistemone del web è lì, pronta ad essere raccolta, spesso gratuitamente, comunque a basso costo e ... senza muovere le chiappe dalla sedia; unico problema è, come sempre, capire, avere gli strumenti per comprendere, se l'informazione che si sta raccogliendo da Internet è una fola o una cosa seria, se ha fonti attendibili e attendibili autori.
Insomma, appena le informazioni sono diventate disponibili a basso prezzo, automaticamente, sono diventate, per definizione, inattendibili.
Quindi? Quindi ciascuno a modo suo si trova quello che gli serve e lo usa, lo riverbera e lo ripiazza in giro, come se fosse vera e pura verità. Capita con i testi, con le foto scaricate, con i filmati più o meno taroccati. Quanto un testo sia attendibile, una foto più o meno bella o reale o realistica, un filmato veritiero o fuorviante nessuno può, ad oggi, dirlo. Ad oggi ogni testo, ogni foto, ogni filmato è comunque opinabile: in poche parole dal "fatto", dalla ricerca dei riscontri e della fattualità degli oggetti (le famose 5 W del giornalismo anglosassone: who, when, what, where, why) si è passati al singolo IMHO (In My Humble Opinion) il che, di per sé, non sarebbe drammatico: il problema nasce quando il semplice IMHO viene "venduto" o meglio "spacciato" (nel senso tossicologico del termine) per WWWWW, per fatto assodato. L'idea di un Editore che valuta l'informazione, la fa vagliare da persone esperte del settore e solo dopo la piazza on line non è una nostra idea; al contrario dell'uso comune della scena SM/BDSM di assumersi paternità o lavarsene le mani secondo convenienza ed opportunità noi amiamo la coerenza e la verità, anche quando sono scomode compagne di viaggio.
Quindi abbiamo, semplicemente, visto che i quotidiani on line funzionano così, le riviste on line funzionano così. Abbiamo visto che Europa (vedasi Second Skin in Germania), negli States, in Giappone (dove pubblicano ancora una testata edulcorata del Kitan Club) esistono magazine on line di fetish, kinky vari, sadomaso e BDSM. In Italia no. Se non esiste in Italia nulla di tutto questo il motivo è semplice: costa soldi, tanti quanti ne costava pubblicare una rivista. Bisogna pagare gli autori, bisogna pagare modelle e modelli, bisogna "starci dietro" e perderci tempo e lavoro. Non sono cose che persone interessate alle corde e al sadomaso fanno volentieri, non in Italia.
Ci proviamo noi, non è detto che riesca, che riesca bene o che vada avanti per i canonici dieci anni ma ci proviamo noi e, magari, qualcosa riusciamo a combinare; ogni mese articoli nuovi, news e "how to do" se capita, punti di vista e racconti, set "real" e un/una modello/a del mese come testimonial o, se preferite, come il paginone centrale del mitico Playboy che, ormai, a parte qualche edicola di punta, nessuno vende quasi più - per altro.
Che dire ancora? Buon divertimento e al prossimo editoriale!