Mappamondi in fiamme #5

MIF 05Regole, feticcio per divertirsi
Ahhh, Vinicio, Vinicio con te si potrebbe almeno un po’ riportare in equilibrio mappamondi rossi femminili e con quelli maschili e sciogliere (parzialmente) i dubbi che ci hanno attanagliato nell’articolo precedente. Questa volta dunque natiche maschili (le tue !) ben arrossate.

Potrebbe incaricarsene qualcuna o qualcuno: talvolta nello spanking il “genere sessuale” assume scarsa rilevanza. Si dice, infatti, che sculacciare natiche è sculacciare natiche, siano esse maschili o femminili.

Che una mano che sculaccia è una mano sia essa maschile o femminile. Tranquillo, è solo un “si dice”.

Così come è ancora un semplice “si dice” che vorrebbe che chi ama sculacciare ama anche essere sculacciato. Ma forse, a dire il vero, questo è abbastanza vero e meno un semplice “si dice”.

Lo spanking sta dentro una atmosfera fatta di fantasie di collegi, di punizioni per mancanze, di complessi rituali di castighi corporali in tempi antichi o moderni. Una nuvola profumata che prende la testa e dentro quella nuvola  - che è come una nebbia - i confini netti si perdono e tutto diventa possibile, con buona pace dei puristi dei ruoli.

Azzzz, mi son dimenticato – ma ora vi ritorno - di Vinicio che è lì che attende ansioso di sapere la sua sorte ed i motivi per cui dovrebbe essere punito.

E’ presto detto.

Le regole son le regole. Previa ramanzina e ramanzina poi ripetuta in corner time il Vinicio andrebbe punito per avere disatteso quella regola che vuole che le sculacciate manuali non si contino in unità bensì a tempo.

In unità si contano i colpi di frusta. Di 10 in 10 per tutti i vari tipi di fruste e invece di 12 in 12  per il “cane” e le altre bacchette vegetali di uso soprattutto nella disciplina inglese (Corporal Punishment) .

Dunque non 100 o 50 sculacciate come tu narri nel tuo racconto, bensì a tempo: 5 minuti, 10, un quarto d’ora, ma anche mezz’ora.

Orologio al polso e ogni tanto distogliere lo sguardo da quell’incanto sempre più rosso e vedere quanto tempo è passato.

Ma quale delizia è togliersi l’orologio e metterlo davanti a lei in modo che possa controllare da sè l’ “ancora quanto tempo”. Ma soprattutto farle fare un tragitto emotivo che parte da:

“Oddio, come farò a sopportare per un quarto d’ora queste sculacciate, morirò dal male”

e termina, quasi sempre, con:

“Ohhh mancano solo 3 minuti, cavoli come è passato così in fretta questo quarto d’ora, speriamo non veda l’orologio e continui” . Ma ci sta anche un pensiero, un dubbio se sia lecito chiedere “ancora”. Un “ancora” bisbigliato tra uno "sciaff" e l’altro.

Un azzardo chiedere chè potrebbe sembrare una dominazione dal basso ma una dominazione dal basso è ben altro (e grave) che non esternare un intimo piacere che sicuramente darà i suoi risultati.

 

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Chi sente una simil richiesta potrebbe trovarla disdicevole, irriguardosa e dunque meritevole di una severa punizione con un’altra sculacciata magari con un adatto strumento verberatorio.  O potrebbe godere del godimento provocato dal suo duro lavoro e proseguire in questo gioco di reciproco piacere.

Dunque ai fini del risultato pratico l’ ”ancora” dà sempre i suoi frutti e tutto sta nell’osare.

L’oddio come farò tutto questo tempo e l’ ahimè siamo già alla fine  è un tragitto emotivo che da vecchio viaggiatore – con mio sommo piacere - ho visto fare spesso.

Del padovano Vinicio, amico di Paul, che io ho sentito in lontani tempi solo qualche volta, non ho foto. Peccato.

In qualche modo riparo con le natiche di un suo caro amico di Torino che vidi lungamente sculacciato da una loro comune amica. Ero casualmente presente e, casualmente, avevo la macchina fotografica ...

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