Libertine e Libertini #2

th 0004Deutschland Deutschland
Ascoltando la musica del "Quartetto per il Kaiser" (Haydn, 1797) divenuto l’inno nazionale tedesco, avverto il senso delle fotografie scattate in Germania. Forse superfluo, ma doveroso, sottolinearlo tranne per il periodo nazista quando il testo fu sfruttato a favore di quell’ideologia. Però, la produzione delle immagini con sculacciate e flagellazioni fu abbondante e fiorente proprio negli anni '30 del XX secolo. Con una sempre più marcata tendenza ad accompagnare la foto con brevi didascalie caratterizzate da vocaboli quali punizione, peccato, severo, penitenza.

Per "memoria storica" ricordiamo una delle prime fotografie tedesche il cui titolo “Castigo in collegio” (una collegiale a culo nudo è trattenuta a terra da un’inserviente mentre un’altra le verbera le natiche) dimostra quanto i tedeschi avessero idee erotiche ben chiare. Gli scatti li riconosci dai modelli austeri, rigidi, duri e dalle modelle matronali, floride, giunoniche, formose, in ambientazioni spartane, spesso disadorne, in azioni più marcate e decise; con una certa predilezione per gli occhiali.

Scenari di case private o studi spogli dove le corrigende sono punite molto duramente a nudo con la mano o altri strumenti punitivi apparentemente molto severi. Spesso le natiche sono segnate e martoriate e se gli scatti non fossero in bianco e nero avremmo certamente colorazioni che variano dal rosso cardinalizio al porpora. Sembra persino di udire, dietro i morbidi panneggi dei pesanti tendoni impolverati, i sommessi lamenti e gli scomposti singhiozzi dei castigati e sculacciati imploranti clemenza e pietà; personaggi reali come quelli ritratti nelle fotografie dei casi reali raccolti dal dottor Sigmund Freud.

Un modo di concepire la sculacciata un po’ diverso da quella francese, più erotica, o da quella anglosassone più educativa e scolastica. Forse la retorica militarista nella quale s'era forgiato lo spirito del popolo tedesco, il prussiano senso della disciplina e delle regole, il teutonico mito (più o meno assimilato) della supremazia germanica ritaglia, anche nell'alcova, uno spazio per le punizioni da caserma, dure ma necessarie a temprare giovinette irrequiete e trasformarle, punizioni dopo punizioni e a suon di ceffoni sulle natiche, in possenti e disciplinate valchirie, soldatesse pancia in dentro, tette (grandi) in fuori e culo (arrossato) ben dritto sotto la linea della schiena.

Specificità culturali e storiche che, col passare degli anni - soprattutto dopo la devastante sconfitta della II Guerra Mondiale e la separazione delle due Germanie - sono andate via via diluendosi per uniformarsi ai canoni anglosassoni, e americani in particolare, copiando non solo negli abiti ma anche nelle pose, prima le indimenticabili foto Paula Klaw e Bettie Page (anni '50) o le pettinature montate degli anni '60 alla Brigitte Bardot (a sua volta copiata dalle dive di Hollywood) e poi la moda estetica imposta dalle riviste (ancora illegali in quegli anni e probabilmente contrabbandate dai soldati americani d'occupazione) d'oltre oceano.

Dagli anni settanta in poi, grazie alla diffusione internazionale di riviste pornografiche più o meno sdoganate la Germania si è del tutto adeguata ai canoni ormai inalterabili del "gusto" internazionale e ha del tutto perso la sua specificità lasciando il posto ad una maniera "neutra" di rappresentare e calare la scena nel contesto della storia perdendo così, ahinoi, il gusto raffinato de Les bon vieux temps.

Della moderna produzione fotografica, nata dopo internet, taciamo per rispetto alla deliziosa (seppur faziosa) composizione di Haydin ...

 

 

X

!Tasto destro e funzione copia disabilitati!

Questo sito è fruibile grauitamente solo in lettura. I contenuti scaricabili sono raccolti in area archivio.